La storia di Rehtaeh Parsons

Ragazza violentata si suicida perché la foto finisce su Facebook: dilaga il fenomeno

Accade ancora, accade troppo spesso: un’altra giovane ragazza si è suicidata dopo essere stata violentata da un gruppo di coetanei e dopo che la sua foto è finita su Facebook.

Troppo grande la vergogna, la 17enne Rehtaeh Parsons ha così deciso di impiccarsi dopo che la sua casella mail viene riempita di messaggi a sfondo sessuale e dopo che i compagni di classe la deridono e la emarginano. Uguale la sorte della giovane Audrie che si è suicidata a casa sua a San Francisco dopo che i compagni di classe l’avevano violentata e postato le foto suFacebook.

Storie assolutamente folli, che fanno capire quali effetti devastanti può avere il  bullismoquando si unisce alla violenza. Non solo le vittime devono convivere con il tragico ricordo di una vessazione come lo stupro ma in molti casi sono anche prese in giro ed emarginate.

Storie che hanno tutte un filo conduttore: la violenza maschile che porta le donne a rinunciare alla propria vita per la vergogna e per l’umiliazione. Questo è infatti quello che è successo a Rehtaeh Parsons, ragazza canadese che si è impiccata in bagno dopo che era stata violentata da un gruppo di quattro coetanei. Le immagini dello stupro furono messe in rete e il suo incubo divenne così pubblico.

“Sei una t…a”; “Vuoi fare sesso con me?” sono alcuni dei messaggi e delle minacce con cui la giovane ha deciso che non avrebbe più voluto convivere. Ecco quindi la tragica decisione. La madre, Leah Parsons, denuncia però non solo gli aguzzini di sua figlia ma anche gli amici che l’hanno emarginata facendola quasi sentire colpevole e le autorità che hanno dato poca importanza all’accaduto. “È andata con un amico a casa di un altro”, dice la mamma. “In quella casa, lei è stata violentata da quattro giovani ragazzi.
Uno di questi le ha fatto una foto mentre la stavano violentando e ha deciso che sarebbe stato divertente distribuirla a tutti nella scuola e nella comunità, dove è diventata rapidamente virale”.

La ragazzina di diciassette anni ha tentato il  suicidio ma è rimasta completamente paralizzata: i genitori hanno deciso di staccarle la spina per compiere la sua volontà. Anche in questo caso il gesto estremo arriva dopo una violenza di gruppo. “Rehtaeh se n’è andata a causa di quattro ragazzi che erano convinti che violentare una quindicenne era una cosa giusta e che diffondere una foto dell’accaduto per rovinare la sua reputazione sarebbe stato divertente” ha detto la mamma.

La giovane piano piano comincia a cambiare a chiudersi in se stessa: “Cambiava spesso umore, e probabilmente si è suicidata in uno dei momenti di disperazione. Ma sono sicura che ha agito di impulso, non voleva davvero togliersi la vita”. La famiglia però denuncia anche la  polizia e le autorità che “non hanno nemmeno interrogato i ragazzi se non molto, molto tempo dopo il fatto. Io mi aspettavo lo facessero subito”.

 

Audrie Pott suicida per la “vergogna”

Stessa identica vicenda quella riportata da The Daily Beast che racconta il suicidio di Audrie Pott, dopo che le foto di uno stupro di gruppo erano state messe su Facebook. Questa storia arriva da San Francisco.

L’unica differenza in questo caso è che i tre ragazzi colpevoli della violenza sono stati arrestati: erano tutti minorenni. L’avvocato della famiglia Pott ha commentato: “Quello che hanno fatto questi tre ragazzi è inconcepibile. Dovrebbero ricevere il massimo della pena per dare il buon esempio ed evitare che possa accadere ancora”.